Le Vie del Legno
Scheda
In Valle Strona, dove vivono poco più duemila persone, opera oltre un centinaio di aziende artigianali, tutte a conduzione famigliare. La maggior parte di esse lavora il legno.
Un tempo la Valle era soprannominata la Val di cazzuj a significare la grande quantità di cucchiai di legno prodotti. Oggi la gamma di oggetti fabbricati è molto varia: pettini, flauti e altri piccoli strumenti musicali, pinocchi, casalinghi (piatti, oliere, macinapepe, cavatappi, contenitori e quant'altro può servire nella casa), giocattoli, soprammobili artistici e manufatti particolari. Nel panorama delle attività lavorative del mondo alpino il caso dell'artigianato valstronese si presenta con le caratteristiche dell'eccezionalità. Iniziato in secoli lontani, ha mantenuto un legame forte con le generazioni passate pur rinnovandosi di continuo.
Oggi una raffinata linea di oggetti progettati da famosi designers italiani e stranieri rappresenta l'evoluzione più moderna dell'artigianato valligiano.
A Forno, un artigiano, che ancora sa lavorare con tecniche antiche, ha ricostruito un vecchio mulino ed ha raccolto ferri da mestiere ed oggetti tradizionali costituendo un Museo sulla lavorazione del legno in valle.
Una leggenda narra ...
Il legno, usato dall'uomo prima dei metalli e della stessa pietra, ha rappresentato per millenni una preziosa risorsa per tutte le attività umane. Nell'area cusiana, oltre ad essere impiegato nelle attività agricole e artigianali, è stato protagonista dello sviluppo di un'industria che combinava la disponibilità di materia prima con l'energia idraulica fornita dai torrenti.
Le origini di questa attività sono avvolte da un alone di leggenda.
Si narra di un uomo della Valle Strona, una vallata dal paesaggio alpino profondamente solcata dal torrente omonimo, fatto prigioniero durante le guerre napoleoniche.
Non è chiaro se fosse un soldato o piuttosto un renitente alla coscrizione voluta dai francesi, fatto sta che venne tradotto nel carcere di Genova dove ebbe modo di imparare l'arte di tornire il legno.
Liberato, tornò in valle dove costruì, in assoluto segreto, i macchinari necessari, cominciando a produrre una grande quantità di oggetti da vendere al mercato di Omegna.
Il fatto provocò l'invidiosa curiosità dei vicini che alla fine, nonostante tutte le precauzioni, riuscirono a svelare l'origine, e soprattutto la tecnica, di quella produzione misteriosa. In breve la valle si riempì di laboratori che producevano ogni sorta di oggetti.
Un tempo la Valle era soprannominata la Val di cazzuj a significare la grande quantità di cucchiai di legno prodotti. Oggi la gamma di oggetti fabbricati è molto varia: pettini, flauti e altri piccoli strumenti musicali, pinocchi, casalinghi (piatti, oliere, macinapepe, cavatappi, contenitori e quant'altro può servire nella casa), giocattoli, soprammobili artistici e manufatti particolari. Nel panorama delle attività lavorative del mondo alpino il caso dell'artigianato valstronese si presenta con le caratteristiche dell'eccezionalità. Iniziato in secoli lontani, ha mantenuto un legame forte con le generazioni passate pur rinnovandosi di continuo.
Oggi una raffinata linea di oggetti progettati da famosi designers italiani e stranieri rappresenta l'evoluzione più moderna dell'artigianato valligiano.
A Forno, un artigiano, che ancora sa lavorare con tecniche antiche, ha ricostruito un vecchio mulino ed ha raccolto ferri da mestiere ed oggetti tradizionali costituendo un Museo sulla lavorazione del legno in valle.
Una leggenda narra ...
Il legno, usato dall'uomo prima dei metalli e della stessa pietra, ha rappresentato per millenni una preziosa risorsa per tutte le attività umane. Nell'area cusiana, oltre ad essere impiegato nelle attività agricole e artigianali, è stato protagonista dello sviluppo di un'industria che combinava la disponibilità di materia prima con l'energia idraulica fornita dai torrenti.
Le origini di questa attività sono avvolte da un alone di leggenda.
Si narra di un uomo della Valle Strona, una vallata dal paesaggio alpino profondamente solcata dal torrente omonimo, fatto prigioniero durante le guerre napoleoniche.
Non è chiaro se fosse un soldato o piuttosto un renitente alla coscrizione voluta dai francesi, fatto sta che venne tradotto nel carcere di Genova dove ebbe modo di imparare l'arte di tornire il legno.
Liberato, tornò in valle dove costruì, in assoluto segreto, i macchinari necessari, cominciando a produrre una grande quantità di oggetti da vendere al mercato di Omegna.
Il fatto provocò l'invidiosa curiosità dei vicini che alla fine, nonostante tutte le precauzioni, riuscirono a svelare l'origine, e soprattutto la tecnica, di quella produzione misteriosa. In breve la valle si riempì di laboratori che producevano ogni sorta di oggetti.